Morti sospette a Messina, 12 indagati ex e attuali vertici del Papardo
Prosegue l’inchiesta sulle morti sospette di pazienti ricoverati nel reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale Papardo di Messina. La procuratrice Alice Parialò ha richiesto e ottenuto dal gip Tiziana Leanza una proroga di sei mesi per approfondire gli accertamenti. Secondo quanto si legge nel provvedimento, «è indispensabile la prosecuzione delle indagini, volte alla ricerca e al vaglio di ulteriore materiale probatorio».
L’indagine, avviata nell’ottobre 2024 a seguito della prima denuncia, aveva già portato il 23 novembre successivo al sequestro delle due sale operatorie del reparto da parte dei carabinieri del Nas, su richiesta del procuratore Antonio D’Amato e su disposizione dello stesso gip. I primi rilievi tecnici avevano evidenziato la presenza di acqua contaminata, rubinetti privi di filtri e strumenti chirurgici non sterili.
Nel corso dei mesi, il numero degli indagati è aumentato. Inizialmente erano sei, tra dirigenti e responsabili di reparto. Dopo ulteriori verifiche, la Procura ha iscritto nel registro altri sei nominativi, portando il totale a dodici. Le ipotesi di reato contestate riguardano l’omicidio colposo e la responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario, anche con riferimento a eventuali omissioni nella gestione e manutenzione delle strutture.
Gli indagati comprendono attuali e precedenti dirigenti dell’azienda ospedaliera: tra i primi figurano la direttrice generale Catena Di Blasi, il direttore sanitario Paolo Cardia, il direttore amministrativo Vincenzo Manzi, il primario di Cardiochirurgia Francesco Patanè, la direttrice della Rianimazione Maria Chiara Zucchetti e il responsabile della Terapia intensiva post operatoria Silvio Tommasini. Successivamente sono stati aggiunti Mario Paino, Salvatore Munafò, Ranieri Giuseppe Trimarchi, Alberto Firenze e Giancarlo Niutta, che hanno ricoperto ruoli di vertice tra il 2019 e il 2024.
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