Cronaca

Operazione Totem, professionisti scagionati, nuove pene per clan Tibia

Avvocati Giustizia

Il quadro processuale dell’operazione Totem, indagine condotta dai Carabinieri sugli affari del clan di Luigi Tibia a Giostra, è stato nuovamente modificato. Nella tarda serata di ieri, la Sesta sezione della Corte di Cassazione ha parzialmente rivisto la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Messina nel 2022, accogliendo alcune richieste degli avvocati e della Procura generale. La Suprema Corte ha scagionato i professionisti coinvolti, escludendoli dal processo. Tali professionisti erano accusati di aver facilitato le infiltrazioni nella gestione dei beni confiscati a Tibia e ai suoi affiliati. Tuttavia, per quanto riguarda Luigi Tibia e i suoi uomini, le condanne sono state confermate e potrebbero subire un aggravamento. La Suprema Corte ha infatti richiesto alla Corte d’Appello di Messina di rivalutare il quantum delle condanne, con la possibilità di applicare pene più severe.

Le condanne dei commercialisti Pietro Gugliotta ed Edoardo Morgante, che nel 2022 erano stati condannati a poco più di due anni, sono state annullate senza rinvio. Pertanto, le condanne sono cancellate. Diversa la situazione per Vincenzo Misa, condannato a 12 anni per associazione, per il quale il processo dovrà essere rifatto.

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La Corte di Cassazione ha inoltre rimandato alla Corte d’Appello la condanna di tutti gli altri imputati, confermando la responsabilità per i reati contestati, ma chiedendo una rivalutazione delle pene, con la possibilità di un inasprimento.

Nel 2022, le condanne erano state le seguenti: 13 anni per Paolo Aloisio, Giuseppe Schepis, Antonio Musolino, Giuseppe Molonia e Paolo Mercurio; 14 anni per Massimo Bruno e Teodoro Lisitano; 13 anni e mezzo per Luciano De Leo e Calogero Smiraglia; 12 anni per Vincenzo Misa; 19 anni per Luigi Tibia. Inoltre, 2 anni e mezzo per il commercialista Pietro Gugliotta, 2 anni e 2 mesi per Edoardo Morgante e un anno e 10 mesi per Giacomo Russo.

Il blitz dei Carabinieri e della Polizia, avvenuto circa cinque anni fa, fu coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina. L’indagine rivelò che Tibia, nonostante i problemi legali e i sequestri, continuava a gestire diverse attività, ampliando i suoi affari e controllando lidi e altri esercizi commerciali. L’operazione si concentrò anche sui “totem” per le scommesse installati dal clan nei vari bar e negozi sotto il loro controllo, da cui il nome dell’indagine.

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