Studi confermano che il ponte sullo Stretto resiste a terremoti oltre 7.1
La Società Stretto di Messina ha fornito chiarimenti ufficiali in merito alle recenti dichiarazioni del Professor Doglioni riguardo al progetto del ponte sullo Stretto di Messina, specificando che l’aspetto geologico e sismico è stato oggetto di approfondite analisi. La valutazione della resistenza sismica dell’infrastruttura non può essere ridotta al solo parametro dell’accelerazione al suolo, definito come concetto erroneo e semplicistico dalla società. Il progetto si basa invece su uno spettro sismico dettagliato che prevede accelerazioni massime superiori a 1,5 g allo stato limite di integrità strutturale, in netto contrasto con la soglia di 0,58 g indicata da Doglioni.
Sulla pagina istituzionale della società è disponibile un documento tecnico che confronta lo spettro di progetto con quello rilevato nei terremoti di L’Aquila e Amatrice, eventi citati nel dibattito. Ne emerge come le accelerazioni previste per il ponte superino significativamente quelle registrate in tali sisma, smentendo così le osservazioni critiche.
Il progetto definitivo è corredato da oltre 300 elaborati geologici, basati su circa 400 indagini geotecniche, sismiche e di sondaggio, che hanno permesso di censire e monitorare tutte le faglie dell’area, incluse quelle del versante calabrese. I punti di appoggio della struttura sono stati selezionati escludendo il posizionamento su faglie attive, sulla base di approfonditi studi geosismotettonici.
Infine, si sottolinea che ponti sospesi in zone a rischio sismico più elevato rispetto allo Stretto sono presenti in varie parti del mondo, come in Turchia, Grecia, Giappone e California. La capacità massima di generare terremoti nel territorio dello Stretto di Messina è stimata in magnitudo 7.1 della scala Richter, ma il ponte è progettato per mantenere la funzionalità elastica anche oltre questa soglia.
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