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Caso Bertè: “Un’ingiustizia che ha messo in pericolo la mia attività”

Giudice Tribunale Giustizia

Il caso Bertè ha suscitato un acceso dibattito nell’ambito dell’imprenditorialità italiana, ponendo sotto i riflettori il comportamento della curatela fallimentare di una società dichiarata insolvente. Al centro della vicenda, un decreto ingiuntivo da 620.000 euro, ottenuto dalla curatela in base a fatture che, successivamente, sono state dichiarate false dalla Guardia di Finanza di Milazzo. La denuncia di Pietro Bertè, che si è visto coinvolto in questa situazione, è accorata: “Un’ingiustizia che ha messo in pericolo la mia attività.”

La controversia ha avuto inizio nel luglio 2022, quando la curatela ha ottenuto il decreto ingiuntivo per un credito ritenuto legittimo, derivante da un contratto preliminare con il titolare di una società fallita. Bertè ha prontamente opposto il decreto, sostenendo che le fatture fossero state emesse a seguito di un accordo fittizio. La sua tesi è stata supportata da documenti che avrebbero provato la simulazione del contratto e la falsità delle fatture, ma nonostante ciò, la curatela ha proceduto con l’esecuzione del decreto.

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La Guardia di Finanza ha accertato la natura fraudolenta delle fatture e informato la curatela, ma quest’ultima ha omesso di riferire tali circostanze al Tribunale, causando un possibile errore del giudice. Bertè ha quindi tentato di risolvere la situazione in via extragiudiziale, inviando una raccomandata alla curatrice, ma senza successo. In seguito, ha presentato una denuncia formale alla Procura della Repubblica di Messina, avviando un’indagine penale nei confronti della curatela.

Nel frattempo, la vicenda ha avuto conseguenze dirette sull’attività imprenditoriale di Bertè, che ha visto il patrimonio bloccato a causa del sequestrato immobile, destinato ad attività di casa-vacanza. L’Agenzia delle Entrate ha inoltre richiesto il pagamento di oltre 500.000 euro per tasse non dovute, basandosi su fatture dichiarate false.

L’episodio solleva importanti interrogativi sul ruolo dei curatori fallimentari, chiamati a garantire lealtà e trasparenza nel corso delle procedure giudiziarie. La vicenda è ora nelle mani della magistratura, che dovrà fare chiarezza sui comportamenti omissivi che hanno ostacolato l’accesso alla giustizia di Bertè.


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