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Nuove tariffe, da gennaio molte prestazioni mediche a prezzo pieno

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A partire dal primo gennaio, i costi delle prestazioni mediche nel settore privato saranno gravati interamente sui pazienti. Questo cambiamento è il risultato dell’approvazione di un nuovo tariffario a livello nazionale, che implicherà tagli significativi alle tariffe delle prestazioni attualmente garantite dal servizio sanitario nazionale. Secondo le principali associazioni di categoria, tali tagli varieranno dal 20% al 57% a seconda della tipologia di prestazione.

Questo significa che prestazioni come l’emocromo subiranno un taglio del 27%, mentre per gli esami diagnostici per l’epatite, il taglio raggiungerà il 48%. Lo stesso vale per le prestazioni fornite dai cardiologi, oculisti, fisioterapisti e altri specialisti. Di conseguenza, le ricette per queste prestazioni non verranno più accettate a partire dal primo gennaio, e i pazienti dovranno pagare l’intero costo. Ad esempio, l’emocromo costerà 5 euro, e lo stesso vale per l’esame delle urine, mentre il costo del Psa sarà di 6 euro.

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Questa decisione ha scatenato la protesta delle associazioni di categoria, che affermano che il governo sta tagliando i finanziamenti ai convenzionati per finanziare nuove prestazioni per i pazienti del servizio pubblico, come la procreazione assistita. Il provvedimento ministeriale è stato impugnato al Tar ed è diventato oggetto di un’ampia mobilitazione a livello nazionale.

In Sicilia, le associazioni del settore hanno chiesto al governo di ritardare l’attuazione del decreto e mantenere in vigore le vecchie tariffe regionali. Tuttavia, questa situazione è complessa, poiché il governo siciliano deve ora gestire una protesta con conseguenze imprevedibili, nonostante non abbia alcuna responsabilità sulle nuove tariffe nazionali.

La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che il governo regionale sta cercando di utilizzare il settore privato per ridurre le liste d’attesa nei servizi pubblici. Pertanto, la protesta rischia di aumentare la pressione sul sistema sanitario pubblico.

Nonostante le difficoltà, la Regione non ha escluso completamente la possibilità di rispondere all’appello dei convenzionati e sta valutando attentamente l’impatto finanziario che ciò comporterebbe. La decisione finale avrà ripercussioni significative sul futuro delle prestazioni mediche in Sicilia.

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