Negli ultimi dieci anni il numero di persone che acquista integratori è cresciuto e non accenna a fermarsi. Migliorare la salute della pelle, sentirsi più energici, migliorare la massa muscolare, prevenire patologie e, ovviamente, perdere peso, sono le ragioni più frequenti di chi utilizza questi composti.
Storicamente si ricorreva agli integratori con autoprescrizione. Oggi, le nuove figure di “agenti nutrizionali” hanno potenziato questo mercato, proponendo prodotti via internet, via social e porta a porta.
Il termine stesso di questi prodotti “integratori” propone un paradosso bizzarro: a fronte di un dimostrato problema di eccesso alimentare, nel mondo occidentale, è in vertiginosa crescita la richiesta di supplementi che devono ripristinare una carenza.
Partendo da questo assunto, non stupisce che ad una totale assenza di ricerche che dimostrino i presunti vantaggi dal ricorso ad integratori – esclusi i casi in cui è stata dimostrata la carenza – si contrappongono dati che attestano il rischio da eccesso di dosaggio.
È reale che ci siano situazioni o casi di soggetti che potrebbero avere benefici dall’assunzione di specifici integratori: le donne in gravidanza (acido folico e vitamina D), i neonati (vitamina D fino allo svezzamento e ferro dopo i 4-6 mesi), gli anziani (vitamina B12, vitamina D e/o calcio, amminoacidi essenziali), soggetti celiaci (ferro, vitamine del gruppo B, vitamina D, zinco, magnesio), persone che soffrono di osteoporosi (vitamina D, calcio, magnesio) e soggetti insulino-resistenti che si curano con la metformina (vitamina B12).
E’ necessario, però, arginare il ricorso indiscriminato di questi prodotti, che può avere rischi sulla salute. In conclusione prima di assumerli è sempre necessaria una adeguata supervisione specialistica che attesti effettive carenze e opportuni dosaggi.
Dott. Francesco Iarrera
Responsabile Centro di Riabilitazione Nutrizionale
Referente Regionale AIDAP
Fonte: JoAnn E. Manson, MD, DrPH; Shari S. Bassuk, ScD – JAMA
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