Fidanzato di Aurora Maniscalco indagato per istigazione al suicidio
Rientra oggi pomeriggio a Palermo la salma di Aurora Maniscalco, la 28enne hostess palermitana deceduta dopo una caduta dal terzo piano del suo alloggio a Vienna. La giovane, precipitata il 15 giugno scorso, è rimasta in coma per diversi giorni prima di spirare all’ospedale viennese, dove era stata ricoverata d’urgenza. Nei confronti del fidanzato è stato emesso un avviso di garanzia per il reato di istigazione al suicidio, secondo quanto comunicato dalla procura di Palermo. L’avvocato Alberto Raffadale, che rappresenta la famiglia, ha presentato un esposto affinché venga chiarita la dinamica dell’evento. La procura palermitana ha quindi disposto l’esecuzione dell’autopsia, atto ritenuto irripetibile e finora negato dalle autorità austriache, che avevano archiviato la vicenda come suicidio sulla base di testimonianze raccolte in loco.
Il trasferimento della salma è stato coordinato dalle autorità consolari italiane, presenti al rimpatrio, in stretta collaborazione con le autorità locali austriache. L’esame necroscopico verrà condotto nei prossimi giorni al Policlinico di Palermo; successivamente le carte saranno trasmesse alla Procura di Roma, competente per reati commessi all’estero con vittime italiane. Le autorità austriache avevano fondato la tesi del suicidio sui racconti di alcuni passanti e sul deposizione del fidanzato, che ha ammesso un acceso diverbio con la vittima poco prima della caduta. La famiglia respinge tale ricostruzione, richiedendo piena trasparenza sull’accaduto.
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